8 tipologie di contenuti social
La ricerca di contenuti virali è ovviamente il “sacro Graal” di qualsiasi social manager (e non solo social) nell’era post 2.0. La premessa a questo articolo è ricordarci che spesso i contenuti che diventano virali sono (davvero!) autentici… e senza complessi studi a tavolino alle spalle, ma funzionano perché incontrano, attraverso uno o più “ingredienti” (umorismo, estetica, tempismo…), il gusto dell’utenza.
Contenuti insomma capaci di rompere l’incantesimo dello scorrere infinito (stop the scroll) delle timeline Instagram, Facebook o Twitter.
Con questo articolo – un po’ in ordine sparso – proviamo ad analizzare 8 macro-categorie in cui rientrano contenuti web “virali” e che possono essere di ispirazione per crearne di nuovi, magari adatti al proprio obiettivo e da coniugare per il proprio social e target (o nicchia) di riferimento.
1) Il “bello” (effetto wow)
In questa categoria annoveriamo ad esempio: le classiche foto di paesaggi suggestivi (spesso con colori dalla saturazione esaltata e/o foto in HDR), un’animazione particolarmente ben fatta, molto elaborata, in 3D o disegnata a mano e animata in stop-motion, un video musicale, qualcosa insomma che ci coinvolge talmente da condividerlo, anche solo per il suo valore prettamente estetico.
2) Il famoso
Quasi superfluo soffermarsi sull’uso già conosciuto in pubblicità del “testimonial“. Sfruttare un personaggio conosciuto (sport, cinema, moda, musica, tv…), il gossip che riguarda tali personaggi, ma anche un quadro molto riconoscibile, la scena di un film o una citazione di un libro è una tecnica che permette senza troppo sforzo (se non quello economico per pagarne i diritti se si vuole “davvero” essere in regola) per far si che il contenuto venga condiviso. Nota: è importante che sia conosciuto per il target a cui ci si riferisce, non necessariamente a livello universale, esempio: se vogliamo sperare di raggiungere una diffusione “virale” per una fascia di teenager, uno “youtuber” mediamente seguito (magari a noi sconosciuto), è da considerarsi un buon testimonial.
3) L’insolito
Un’altra astuzia che solitamente funziona è affidarsi al desiderio innato dell’essere umano di voler essere sorpreso, scandalizzato, incuriosito o addirittura… spaventato. Tra i contenuti più condivisi ci sono sicuramente quelli che parlano di fantasmi, mostri marini nelle fogne di New York, ufo o strane formazioni di nuvole in cielo (al 99.9% “bufale”). Ma con insolito si intende anche qualcosa che esca fuori dall’ordinario o che vediamo raramente nella vita di tutti i giorni: un pavone bianco, la zucca a forma di organo genitale, le mille calamite (vedi foto) e altre amenità.
Altri esempi: usare fobie tipiche delle persone (specialmente sulla salute) per divulgare rimedi, mobilitare politicamente, ecc. Molto della riuscita dell’operazione in questo caso si ha usando un tema che sia difficilmente verificabile ai più e utilizzando video o foto idonei, accompagnati da titoli dai toni sensazionalistici.
4) Il sexy
Non c’è bisogno di aggiungere molto: è forse da sempre il mezzo più veloce e “banale” per catturare l’attenzione… a patto di avere almeno l’accortezza di differenziare il sesso del soggetto per il giusto target. In uno degli esempi l’abile Selvaggia Lucarelli “sfrutta” l’immagine di Belen Rodriguez per ottenere maggiore visibilità al suo post (anche se con l’obiettivo di criticare proprio la show-girl). In qualsiasi modo venga suggerito il tema sesso (foto esplicite, consigli…) darà comunque al contenuto quasi la certezza di ricevere qualche condivisione.
5) Il comico
Lo stile “Paperissima” è sempre in voga, anche su Internet. Capitomboli di bambini (e non solo), simpatici animali combina guai, ma anche i famosi scherzi (prank) dove il malcapitato di turno reagisce nei modi più disparati sono un contenuto a diffusione quasi sicura. L’accezione di comicità è ovviamente in senso lato: possono avere successo sia un monologo comico in video che una barzelletta a fumetti.
6) L’emozionale
Anche in questo caso la modalità può essere diversa: un video, una canzone, foto e citazioni. L’importante è che il messaggio in qualche modo riesca a toccare corde che hanno a che fare con la sfera emotiva. Gattini che fanno tenerezza, cagnolini abbandonati, frasi d’amore adolescenziali e i famosi flashmob o eventi di mobilitazione corale (ovvero se c’è tanta gente vorrà dire che è per forza qualcosa di interessante!). In questa sezione dobbiamo annoverare purtroppo anche gli eventi tragici (stragi, morti “famose”, catastrofi naturali…) e i filmati che riguardano l’ecologia, animalismo, ecc.
7) L’informativo
Perché tendiamo a condividere notizie che reputiamo interessanti, che ci colpiscono per il valore storico, giornalistico o perché sono breaking news. In quest’ambito rientra la politica, il nozionismo, il fattore della “scoperta”, il religioso, il tutorial gastronomico, ecc.
8) Il meme
Non è un vero punto a parte, ma è forse la sintesi massima della viralità legata all’universo comico. Si parla di meme quando un “momento”, un’immagine o un video che ha già avuto diffusione (ma non necessariamente) e che il più delle volte appartiene ad una delle categorie di cui sopra, viene rielaborato, modificato, “masticato” dalla community per essere riproposto in chiave di tormentone divertente (a volte, con un po’ di cinismo, anche se all’origine c’era poco o niente su cui ridere). Il meme a quel punto vive di “vita propria”, slegato dal contesto dell’opera o fonte da cui è stato “ritagliato”.
Esempi: I famosi remix audio da interviste di telegiornali, foto di sconosciuti con espressioni curiose, fotogrammi di film o programmi tv dove l’aggiunta di testo ne modifica il senso iniziale in chiave comica o viene adattato per un target di “nicchia” diverso da quello originale (esempio: nella foto il meme “One Does Not Simply” del Signore degli Anelli fa riferimento al famoso motto Pokemon “Catch them all”, o le miriadi di meme che hanno come soggetto i Simpson per commentare tutt’altro tipo di situazioni quotidiane o eventi).
In conclusione, non sempre si può categorizzare un contenuto in modo così netto come abbiamo fatto nell’articolo, spesso vi accorgerete di casi di “viralità” che mostrano più fattori contemporaneamente, esempio: video di un personaggio (famoso) in costume da bagno (sexy) che inciampa e cade (comicità). Il segreto perché il tutto funzioni è la sinergia tra soggetto, mezzo e target.
Non dimentichiamo l’autonomia di azione e l’anarchia creativa (meme) propria della rete e su cui i responsabili marketing delle aziende possono fare ben poco, ma che può regalare risultati inaspettati di notorietà (certo magari effimera e non necessariamente positiva…).
Ecco alcuni spunti per ragionare ed eventualmente impostare contenuti con possibili sviluppi virali:
- si può parlare di un tema incuriosendo con un’anteprima visiva che apparentemente non è direttamente legata al prodotto (faccio vedere un UFO ma per pubblicizzare un binocolo o una macchina digitale con uno zoom innovativo)
- se parlo ad appassionati di tennis usando una foto di gattini che giocano con palline da tennis è possibile che la foto vada ben oltre il pubblico iniziale, piacendo anche a chi è interessato solo ai gattini e così via…
- se devo pubblicizzare una compagnia di crociere navali potrei creare un finto video-racconto di una coppia particolarmente attraente (e/o simpatica) che si è conosciuta proprio su una nave (l’attenzione è sulla narrazione della coppia e la crociera rimane marginale anche se presente)
- un “bel” video girato con una tecnica particolare, con un drone, con un’animazione insolita… può veicolare a più persone il nuovo brano di una band ancora sconosciuta (gli utenti condividerebbero il video per la sinergia con le immagini e non esclusivamente per la canzone o per la popolarità del gruppo appunto)
- viceversa un audio/musica particolarmente coinvolgente e orecchiabile può aiutare a generare condivisioni anche se il video a cui si associa è esteticamente mediocre